PD: PERSONE SENZA FISSA DIMORA ALLA STAZIONE? OCCORRE INDIVIDUARE SOLUZIONI CONCRETE

Nel solo ultimo anno sono decine le persone senza fissa dimora che in Italia hanno perso la vita a causa del freddo, due di queste soltanto nell’ultimo mese a Roma.
Il consueto brusco calo delle temperature causato dall’arrivo dell’inverno pone di nuovo al centro del dibattito pubblico un tema di estrema delicatezza e riguardante coloro che per problemi come perdita di lavoro, separazioni, dipendenze e problemi di salute mentale gradualmente vedono cadere la loro vita in condizioni di estrema povertà.Una situazione alla quale non si sottrae la città di Ladispoli dove le segnalazioni, anche ai media locali, nelle ultime settimane si sono moltiplicate, portando alla ribalta, anche purtroppo per finalità di strumentalizzazione politica, una problematica alla quale anche la più semplice delle sensibilità sprona ad individuare una risposta degna in primo luogo del rispetto della vita umana.È evidente che in primo luogo si rendono necessari interventi su più livelli in favore, e come ben sanno gli stessi, di volontari ed operatori dei servizi sociali e sanitari che se ne occupano.Tramite l’F.S.E. (Fondo Sociale Europeo) ogni anno l’Unione Europea provvede a stanziare fondi per aiutate gli Stati a contrastare il fenomeno dei senza fissa dimora. Le somme erogate ammontano ogni anno a circa 10.000 euro e vengono inviate al Comune capofila del Distretto Sociale.Sono anni che a Ladispoli le associazioni impegnate ad occuparsi delle estreme povertà chiedono a gran voce un piano per affrontare realmente questa problematica, poiché sicuramente a nulla vale intraprendere azioni alternative come mandare la Polizia Locale alla Stazione ferroviaria, dove i senza fissa dimora si fermano per dormire al caldo, usufruire dei servizi igienici e raccogliere qualche spicciolo.In supporto a ciò sono inoltre utilizzabili negli ultimi anni nelle casse dei comuni capofila, prima Cerveteri poi Ladispoli, fondi europei (prima inutilizzabili) utili al raggiungimento di tale obiettivo.Circa un mese fa, in una delle riunioni dedicate all’argomento, alla presenza di Croce Rossa e Caritas, si era deciso che la stessa Croce Rossa o direttamente il Comune avrebbero comprato delle case mobili con l’ente municipale che avrebbe provveduto ad individuare il terreno e fornito allacci e alla fognatura e luce.Ma si era deciso anche altro. Alcune di queste persone hanno bisogno di una residenza “fittizia” per essere presa in carico dal servizio sanitario nazionale e quindi curate e per poter accedere alla pensione o ad altri aiuti. Malgrado l’intervento, discutibile, dell’Assessore competente esternato qualche mese fa, di fatto per qualcuno degli utenti dei servizi sociali o per le persone seguite dal volontariato è stato fatto qualcosa?Il tema dei senza fissa dimora merita un lavoro di particolare accuratezza e tempestività, non solo in considerazioni di esigenze rese manifeste durante particolari periodi dell’anno ma soprattutto poiché riguardanti la vita di uomini e donne pertanto è doveroso dare una seconda opportunità.Una questione che in Europa ha visto dei tentativi di risposta. In Francia si pensò di “utilizzare” gli edifici vuoti, di proprietà pubblica (come le caserme abbandonate) e privata. In Spagna il Governo stabilì per decreto che le case pignorate dalle banche che avevano ricevuto aiuti dallo Stato dovevano andare a chi un’abitazione non ce l’aveva più. E tornando nel paese transalpino, il “Secours catholique”, l’equivalente della Caritas italiana, creò la prima “agenzia immobiliare sociale”.Esempio quest’ultimo che pone sul tavolo un’altra ipotesi da valutare, quella che – mediante progetti sostenuti da finanziamenti di natura nazionale o europea – il Comune possa prendere in affitto case sfitte da destinare a queste persone, che otterrebbero così anche la residenza.PARTITO DEMOCRATICO Circolo di Ladispoli, 23 Dicembre 2021

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