Il “Soffio di Minerva”, termine che risale al Rinascimento, aleggia laddove civiltà culturale ed artistica producono conoscenza e arricchimento intellettuale. Mi piace immaginare, con un volo di fantasia, che la dea della saggezza e dell’intelligenza nonché guerriera, abbia ispirato l’equipe dei pacifici “guerrieri” della ricerca storica nella narrazione di questa meraviglia del terzo volume che chiude la trilogia dedicata a Ladispoli (Ediz. CISU). Tremila anni partendo dalla tarda età del bronzo sino ad oggi. Evocare come inizio il popolo dei Pelasgi, possenti navigatori, approdati su questi lidi, significa entrare nel mito e abbandonarsi in un sogno arcaico. Un lusso che non tutti possono permettersi. Così come è un lusso questa fatica letteraria dedicata ad una città “moderna ma dal cuore antico”per citare l’ex Sindaco Crescenzo Paliotta. Lusso che non tutti i Comuni di media grandezza, anche i più baciati dalla storia, si concedono preferendo vivere di rendita sulla comoda, patinata tradizione dei fasti del passato. E il passato di Ladispoli rivive in queste pagine ricche di parole, di immagini suggestive, di sapienti ricostruzioni delle rovine archeologiche; pagine che hanno il potere di stupirci. E poi le belle testimonianze come ad esempio: Maria Teresa Massaruti sulla zona di Torre Flavia“… Era una landa desolata ma stupenda che degradava verso la spiaggia: pecore, cavalli allo stato brado e mandrie di bufali che la riempivano del loro selvaggio scalpitio. A primavera era un tappeto fiorito di margherite bianche e gialle, ad agosto apparivano i gigli. D’inverno, invece, era una tempestosa brughiera spazzata dai venti del mare.” Oppure dalle carte di Luigi De Michelis:” In origine il territorio, della fascia costiera del mar Tirreno che va da Passoscuro a Santa Marinella e salendo verso quella vasta zona di colline che circondano il lago di Bracciano, è stato ritenuto dagli studiosi un ambiente da “paradiso terrestre”, dove il mare, i fiumi e le paludi erano ricchi di pesce, la flora piena di spontanei frutti e la fauna presentava molte specie di animali. Erano quindi presenti tutte quelle condizioni fondamentali per la sopravvivenza dei primi insediamenti dell’uomo.”Ma ad un certo punto gli eredi di questo eden, soprattutto a Ladispoli, nel nome di una discutibile modernità hanno snaturato l’habitat dando il via alla speculazione edilizia a carattere intensivo. Non più una località amena il cui stile architettonico in qualche modo ricalcava il passato e in simbiosi col paesaggio naturale, ma una città in verticale. E’ la Ladispoli in cui viviamo e che comunque amiamo. Una città dinamica, multietnica e che vanta al suo attivo un patrimonio associazionistico di ogni genere e di tutto rispetto. Una cittadinanza però per lo più immemore delle origini. Ecco dunque che questo prezioso volume, con i suoi due gemelli, può avere una funzione divulgativa culturale e sociale sia per i nuovi ladispolani che per per le future generazioni, a maggior ragione in tempi di transizione ecologica dove uno sbaglio è senza rimedio. Credo sia compito dell’Ente Locale farsene carico dando il massimo accesso alla lettura e allo studio nei luoghi istituzionali del comprensorio. E naturalmente non può mancare nei nostri scaffali domestici e naturalmente nelle “benemerite” librerie. Da non perdere la presentazione ufficiale del terzo volume, sabato 7 ottobre in Aula Consiliare alle ore 17.
Carla Zironi